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L’orale di maturità

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Scrivo oggi di un giorno che è passato più di vent’anni fa, e spero che scrivendone riaffiorino meglio i ricordi.
Anche a questo a volte servono le parole: fissare le immagini prima che esistessero Facebook e gli iPhone. Perché difficilmente ci saremmo fatti la foto prima dell’orale di maturità, come invece probabilmente oggi succede molto di più.
Ricordo che passai più o meno a metà dei maturandi, per cui avevo avuto il privilegio di assistere a qualche altro esame orale, che è utilissimo al pari della preparazione: studi la commissione, capisci se ti interrompono, quanto vanno a fondo, quando sorridono, cosa gli piace e cosa non gli va giù.
E poi capire chi è quello che pensa sempre ad altro e annuisce (c’è in ogni commissione che si rispetti).
Arrivai a scuola guidando una Ritmo azzurra metalizzata – minchia che zarro – tirando al massimo la prima quando partivo perché avevo paura che si fermasse in salita. Si chiamava Carlina. Non so perché ma negli anni 80 si davano i nomi alle macchine. Il mio amico Lele, che aveva una Panda 4×4, l’aveva chiamata Froggy (voi avete mai dato un nome a una macchina?).
Arrivai con largo anticipo, come sempre in queste occasioni. Mi rinchiusi nel bar Liceo (che era fuori dal liceo) ma non ricordo se feci colazione, probabilmente no (all’epoca si poteva stare nei bar anche senza ordinare). Fuori dall’aula, nel corridoio, trovai la prof di un’altra sezione di cui ero diventato amico, Rosemary. Era l’insegnante di italiano che avrei voluto avere: severa, dolce e comunista! Non ricordo perché ma si trovava nei pressi dell’aula e quando mi vide disse: “Dai, ti ascolto di qui”.
Anziché calmarmi, mi salì ulteriormente l’ansia.
Ma avevo fatto un gran tema sull’automazione – anche se avevo scritto tram tram quotidiano! – di matematica avevo fatto un bel compito e la commissione sembrò subito bendisposta. Di Italiano mi chiesero Leopardi prima e Montale poi, i miei poeti preferiti. Sembrava che mi avessero letto nel pensiero. Fu un vero e proprio show, tant’è che mi beccai 9! D’inglese 8.
Alla fine presi 58, però, perché all’epoca non c’erano bonus e la prof di scienze mi aveva scritto un giudizio piuttosto brutto.
Ma il ricordo più bello di quel giorno fu che nel pomeriggio me ne andai in centro da solo a festeggiare. Solo io mi potevo capire. C’erano i saldi e comprai un costume Henry Cottons (c’è ancora?) che per anni è stato il mio costume preferito.
E adesso, ogni tanto, a qualche presentazione improvvisamente ritrovo facce di vecchi compagni: Gianfranco, Maura, Daniela, Vanessa (spero domani!)
Sono momenti stranamente belli e un po’ poetici, che non sempre seguono a nuove frequentazioni. Ma è bello sapere che non ci siamo dimenticati, e che qualcosa ancora rimane.

E a voi, se lo avete dato, cosa è rimasto del vostro esame di maturità?


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